Volere la vita

Un viaggio con le immagini attraverso alcuni importanti momenti della vita, in contatto con se stessi.

“Volere la vita” è un percorso in diverse tappe, ciascuna con precisi riferimenti cinematografici e dedicata ad un particolare nodo dell’esperienza umana (la pubertà, la giovinezza, l’età adulta, l’età matura, la vecchiaia). 
Prende avvio dal testo di R. Guardini, “Le età della vita” e offre degli spunti, attraverso il racconto per immagini, per approfondire e per stimolare l’attenzione su diversi piani di consapevolezza.

Prima tappa: “TOMBOY” e La crisi della pubertà

La crisi interiore decisiva è provocata dall’irruzione dei due impulsi fondamentali costituiti dall’autoaffermazione individuale e dall’istinto sessuale… La vera e propria crisi di autoaffermazione inizia con il destarsi della persona, cioè con la consapevolezza di voler essere qualcuno di diverso dagli altri… Lo scopo di questo sviluppo è distinguersi, in quanto io, dagli altri; è porsi come persona libera e responsabile; è acquisire un proprio giudizio sul mondo e sulla propria posizione nel mondo; è diventare un io, per muoversi verso l’altro, per potere in quanto “io” dire “tu”…

Le difficoltà di questa crisi (la crisi della pubertà) stanno nell’incertezza interiore nel saper-tuttavia-non-sapere, nel voler essere se stessi e non esserne però ancora capaci. Ne nasce la ribellione…la quale appunto indica che l’iniziativa personale vuole affrancarsi, ma allo stesso tempo è inerme. Così pure l’atteggiamento di segretezza…nel quale opera la sensazione, radicata nella propria vitalità, di volere qualcosa e di essere in dovere di fare qualcosa, ma anche la sensazione di andare contro la volontà dei genitori…

(da R. Guardini, “Le età della vita”)

Seconda tappa: “ONCE” e La giovinezza

Il giovane che sia passato attraverso la crisi degli anni dello sviluppo, ha preso contatto con il proprio io e cerca di acquisirne padronanza. Entra in sé e da lì affronta il mondo cominciando a compiere la propria opera. Egli è diventato consapevole delle proprie forze vitali e sente che in esse risiedono le possibilità di evolvere e di fare esperienze…
Il carattere fondamentale di questa nuova forma di vita è determinata da due fattori:…si tratta della capacità di crescita della personalità e di sviluppo di una dirompente vitalità… (e della) mancanza di esperienza della realtà…

… Ne consegue la sensazione che il mondo gli sia infinitamente dischiuso e che le energie siano illimitate; da qui l’aspettativa che la vita offra doni di portata incalcolabile, e la certezza di poter fare grandi cose. E’ un atteggiamento rivolto verso l’infinito, l’infinito di quando non si è ancora cominciato ad iniziare…

(da R. Guardini, “Le età della vita”)

Terza tappa: “ANGELE ET TONY” e L’età adulta

“… A questo punto l’essere umano assume gradualmente consapevolezza della realtà. … Egli scopre la realtà dei fatti: è quello che non deve essere, ma c’è… Egli scopre la forza che è condizione preliminare di tutto ciò che può dirsi realizzazione: la pazienza. Si impone un cambiamento di posizione: uno schema di vita a suo tempo idoneo giunge al suo epilogo, mentre deve esserne elaborato uno nuovo. Se il passaggio riesce si forma una nuova figura di vita che chiameremo fase dell’età adulta…”

(da R. Guardini, “Le età della vita”)

Quarta tappa: “LE NEVI DEL KILIMANGIARO” e La crisi del limite e la piena maturità

“Procedendo nella vita…lo sguardo si fa più acuto: il cuore nutre meno fiducia. Diventa sempre più evidente che le promesse non saranno mantenute, che quanto si riceve non pareggia gli sforzi profusi. …Tutto questo prepara una crisi. L’alternativa che si pone è la seguente: …l’uomo diventa scettico e si riduce a fare meccanicamente il minimo necessario…oppure egli attuerà quella riaffermazione della vita che viene dalla serietà e dalla fedeltà e che genera un sentimento nuovo del valore dell’esistenza…”

(da R. Guardini, “Le età della vita”)

Quinta tappa: “MAR NERO” e La crisi del distacco

Se e come questa (crisi) verrà superata, dipende dal modo in cui si accetta la prospettiva della morte e si segue l’indicazione contenuta nella caducità e nella labilità delle cose… Se questo non si verifica si é di fronte all’uomo vecchio in senso negativo, più precisamente a colui che non vuole diventare “vecchio”…

Per superare positivamente tale crisi, si dovrà accettare il fatto che si diventa vecchi. Si tratta di accettare la fine, senza soccombervi e senza svalorizzarla in modo superficiale o cinico…
Se questo si verifica, si forma la figura dell’uomo…saggio… colui che é conscio della fine e la accetta…

Il rapporto con i giovani muta. Perde l’astio nei riguardi della vita che gli scivola di mano e l’invidia per coloro che l’hanno ancora piena. Riconosce il valore dell’esistenza giovanile, anzi impara ad amare i giovani e cerca di aiutarli…I giovani avvertono ciò e a loro volta imparano ad accettare la vecchiaia in colui che è diventato vecchio. Essi notano che la vecchiaia é una forma di vita autentica … Essi acquistano fiducia e accolgono nella loro esistenza un aspetto che non sarebbero riusciti a cogliere da soli…..

A cura di Daniela Zanolin